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martedì 17 giugno 2008

Uno sciopero degli autori all'italiana? Vertice degli Stati Generali alla Siae di Roma

unomattinaGli Usa devono insegnarci proprio tutto. A neanche un anno dall’epocale sciopero degli sceneggiatori americani, in Italia si prepara il terreno per una rivoluzione simile (ma in campo televisivo più che strettamente seriale). Quest’oggi l’Anart ha indetto gli Stati Generali degli autori radio-tv alla Siae di Roma. Il motivo della protesta sta nell’esproprio dei diritti d’autore, che vede la professione sempre più sminuita nel suo ruolo creativo. L’autore tv, infatti, sarebbe costretto a firmare deleghe in cui cede tutti o quasi i propri diritti Siae, impegnandosi a non ricevere più compensi in caso di repliche o di utilizzo di parti del proprio programma.

Alcuni esempi che hanno di recente riportato il problema all’attenzione dell’opinione pubblica sono offerti dal caso Colpo di Genio, che avrebbe "copiato" i Cervelloni, o la riproposizione di format in chiave satirica all’interno di Quelli che il calcio (Marina Donato, coniuge del compianto Corrado, non ha affatto gradito l’allestimento del suo Pranzo su Raidue). Ma la battaglie delle menti televisive italiane è soprattutto contro l’utilizzo eccessivo di format stranieri che va a detrimento delle idee autoprodotte.

A tal proposito è lo stesso Pippo Baudo, iscritto all’Anart come Renzo Arbore, Antonio Ricci, Michele Mirabella, La Gialappa’s e Diego Cugia (tra gli altri), a prendere con veemenza le loro parti:

“Una volta gli autori erano trattati meglio dalle tv, oggi fanno gli adattatori. Io solidarizzo con i colleghi autori, la protesta è giusta, ma spero che si arrivi a un tavolo di trattativa anziché a uno sciopero”.

E’ questa la minaccia che incombe sulla tv italiana. In attesa di aggiornarvi con tutti gli sviluppi del caso vi proponiamo alcune dichiarazioni rilasciate dai diretti interessati, che hanno tutto il nostro sostegno:

Valentina Amurri (autrice de La tv delle ragazze e Disokkupati, ora direttrice del canale Comedy Central): “Le emittenti cercano di avere prodotti privi di qualsivoglia diritto per poterli replicare a piacimento e passarli, interi o spettezzati, su telefonini, web, satelliti e digitale terrestre, e ogni media passato presente e futuro”.

Linda Brunetta (autrice di Avanzi, ora di Bastardi): “Si deve dare una regola a questo mercato. La tv italiana importa di più ed esporta sempre meno format in altri paese. Questa deregulation dovrebbe preoccupare anche i produttori”.

Massimo Cinque (autore di Domenica In e La prova del cuoco): “La Rai toglie ormai il diritto Siae ai programmi quotidiani., lo fa ad esempio con Unomattina e con la prima parte di Domenica In, quella di Giletti, considerata talk show. Bisogna rivedere i generi televisivi. Lo sciopero? Dovremmo farlo tutti, altrimenti non ha senso”.

Flavio Andreini (autore di Passaparola e Scherzi a parte): “Ci sono stati contatti con il sindacato americano degli autori. Lì hanno problematiche avanzate, pensano ai new media. Il lavoro degli autori finisce su Internet e sui telefonini. I format sono un prodotto della globalizzazione, si tende a consumare in tutto il mondo la stessa tv, riadattandola. Al tavolo di lavoro con produttori e network si potrebbe raggiungere un’intesa. E la figura del format andrebbe assimilata a quella di un soggetto cinematografico: sono entrambi prodotti dell’ingegno”.

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