Amy Winehouse è stata la regina della serata di Hyde Park in onore di Nelson Mandela: la cantante inglese ha infiammato i quasi 50mila presenti. Sono bastati "Rehab" e "Valerie" ad Amy per rubare la scena agli altri artisti. Inizialmente insicura, traballante sui tacchi, ha poi dato sfoggio del suo grande talento vocale e carismatico, messo a costante rischio dalla turbolenta vita personale e dagli eccessi con la droga.
Winehouse, in vestitino bianco e nero, con un fermaglio nei capelli con la scritta "Blake" (il nome del marito in carcere), ha fatto una passerella tra il pubblico adorante, al termine del secondo brano.
Il concerto è stato una grande festa con decine di star del pop e del rock, un tributo politico-musicale a un uomo che simboleggia la lotta contro tutte le oppressioni, una notte di mobilitazione contro l'aids: l'evento per i 90 anni di Nelson Mandela è stato tutto questo, anche se dal punto di vista strettamente musicale forse non è stato indimenticabile, come fu il Live Aid o il concerto londinese del 1988 che chiedeva la libertà proprio di Mandela.
Ma quando il grande leader sudafricano, simbolo della lotta per i diritti umani, è apparso sul palco di Hyde Park, intensissimo nonostante la fragilità dei suoi quasi 90 anni, il concerto 46664 (era il numero del carcerato Mandela nei suoi 27 anni in cella) di Londra si è trasformato in un evento emozionante, memorabile.
Da Zucchero ai Queen, da Jamelia a Joan Baez, da Johnny Clegg all'attesissima Amy Winehouse (che è stata decisamente la regina della serata, in buona forma, nonostante l'enfisema che l'ha fatta finire in clinica fino a qualche giorno fa), ai molti artisti sudafricani, tutti hanno augurato un calorosissimo buon compleanno a Mandela.
Nuvole nere e vento hanno accolto i 46664 spettatori paganti. Come sempre, nei concerti in Inghilterra, l'attenzione e la partecipazione del pubblico sono modeste, persino a un evento che si vuole "storico" come questo: la gente chiacchiera durante la musica, ma soprattutto fa avanti e indietro per procacciarsi la birra. Uno slancio emotivo (negativo) lo ha provocato il video di "tanti auguri" di Victoria Beckham sul maxischermo (insieme a quelli di Richard Branson, dello chef Gordon Ramsey e di altri vip più o meno conosciuti), accolto da un boato di fischi. Qualche applauso convinto lo strappano Leona Lewis, bellissima regina delle chart Usa e Gb, e anche la straordinaria Jamelia. Per il resto, quasi una scampagnata del weekend al palco, per i più.
Le cose sono cambiate però quando è arrivato lo statista, che avanzava a fatica, sorridente solo a momenti, e ha preso la parola dopo che dal pubblico è esploso un calorosissimo "happy birthday". Sul palco, quasi tutti gli artisti della serata.
"Vent'anni fa - ha detto Mandela con voce sicura e lenta, mentre nel grande parco londinese calava un silenzio assoluto - Londra ospitò questo concerto che chiedeva la nostra libertà, che ci ispirò nelle nostre prigioni. Stasera siamo qui liberi, e siamo onorati. Ma anche se siamo qui a festeggiare, il nostro lavoro non è finito. Perché c'è povertà, oppressione, aids. Il nostro lavoro vuole portare la libertà a tutti... stasera diciamo, a quasi 90 anni, è tempo di avere nuove mani per sollevare questo fardello". "E' nelle vostre mani", ha detto l'anziano leader, ripetendo lo slogan della campagna anti Aids 46664. Poi si è allontanato tra le ovazioni della folla.
Per tutto il concerto, Mandela è stato nella tribuna d'onore con accanto il premier Gordon Brown, mentre una sfilza di celebrità passavano ad omaggiarlo. A Hyde Park c'era anche Zucchero, che ha augurato il suo Buon Compleanno a Mandela interpretando al piano sul palco di Hyde Park a Londra "Everybody's got to learn sometime", insieme a Jivan Gasparyan, grande compositore autore tra l'altro della colonna sonora de "Il gladiatore".
Senza intoppi, ma anche senza grandi brividi, il concerto si è concluso, mentre sui grandi schermi scorrevano le migliaia di messaggi di buon compleanno inviati da tutto il mondo al sito del concerto, e sul palco scorrevano Annie Lennox, Simple Minds (sempre travolgenti Don't you forget about me e Mandela day), Eddie Grant, Queen (gli unici a fare un mini concerto), e nel gran finale, ancora Amy Winehouse superstar a guidare tutti gli altri, per una Free Nelson Mandela, inno della lotta all'apartheid.
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