Ruggeri, 50 anni, è talmente refrattario alle innovazioni che ci ha scritto anche una canzone. Si intitola «Il giorno del black-out» e chiude «Rock Show», nuovo album in uscita il 2 maggio. «Ci attacchiamo a macchine come malati terminali di malinconia», canta. «La canzone parte dalla considerazione che in questo mondo stai a chattare con uno che sta a Canberra, ma non sai nulla della vita di chi vive sopra di te e di cui senti i passi ogni giorno », dice il cantautore. Nel brano Ruggeri si augura un black-out. «Immagino un mondo fantastico dove tutto si spegne e si torna a parlare. Da bambino mi ricordo che si andava dal vicino di pianerottolo e si trovava la porta aperta. Non capiterà mai, ma è bello scriverci un brano», ridacchia.
Ruggeri non è l’unico cantante a schierarsi contro la tecnologia e Internet. Il fronte degli anti-web è ampio. Per un indecifrabile Elvis Costello, il suo disco guarda contemporaneamente al passato e al futuro visto che è in vendita solo in vinile con allegato un codice per scaricare la versione digitale, tanti altri odiano la Rete. I Metallica su tutti: nel 2000 sono stati promotori di una battaglia legale contro Napster, il pioniere dei software per lo scambio (anche pirata) di file. L’estate scorsa Elton John era andato oltre la speranza di un black-out: «Penso che bisognerebbe sperimentare la chiusura totale di Internet per 5 anni e vedere che arte si svilupperà in quel periodo. Per Internet la gente non esce più e non si sta più assieme a creare. Uno sta a casa e si fa il proprio disco, che a volte va bene, ma non lascia presagire nulla di buono per il futuro». Oltre che nel privato, Ruggeri è scarsamente tecnologico anche sul lavoro. In questi anni i software musicali hanno cambiato il modo di fare musica. Nel libretto di «Rock Show» il cantautore milanese giura che la sua voce non è filtrata dall’autotune, un programma che sistema le stonatine. «Il computer per me è come un registratore. Aiuta a risparmiare tempo e a provare soluzioni alternative rispetto ai nastri analogici, ma non scrive le canzoni, non è così ingombrante».
Internet sembra però inarrestabile. Ha dato una spinta alla pirateria, sta decretando la morte del cd e la nascita di nuove e diverse forme di distribuzione, dai negozi virtuali come iTunes alla pubblicazione di instant-songs, canzoni registrate sull’onda di fatti di cronaca o comunque fuori dai progetti di un album. «Vedo con malinconia un futuro in cui un artista mette due canzoni in Rete oggi e 4 fra un mese. Io resto legato al cd, a qualcosa di fisico», spiega Ruggeri. E che ne pensa dei Radiohead che hanno distribuito su Internet a libera offerta il loro album «In Rainbows» o dei Nine Inch nails che hanno regalato parte dell’ultimo loro progetto «Ghost I-IV»? È scettico. «Chi ha una carriera internazionale come loro se lo può permettere. Per noi italiani, tranne qualche eccezione, sarebbe impossibile».
Il tema di «Rock Show», però, non è la lotta alla tecnologia. È quasi un’autobiografia della vita pubblica di un artista. «C’è un argomento che regna e aleggia, ma non è un concept come lo intendevano Yes o Genesis — precisa l’autore —. Ho passato anni a raccontare storie degli altri, anche in tv col "Bivio", ora racconto qualcosa di me. Ho 50 anni e ne ho passati 30 da "famoso". Tutta la mia vita e tutti i miei rapporti personali sono filtrati da quello ». E si vede anche scorrendo la sua biografia. Dal 1983 ad oggi, per ogni anno c’è almeno una riga. «Mi piace questo lavoro e mi sento in colpa a fare altro. Mi è capitato di suonare il giorno dopo il matrimonio, la nascita dei miei figli o funerali di persone care. Mi atterrisce l’idea di andare in vacanza o anche di fare un weekend al mare o in montagna. Sono stato in vacanza solo nel 2001 per far conoscere meglio la mia nuova compagna con mio figlio». L’agenda di questa settimana è piena. C’è il disco, c’è la terza edizione di «Il bivio» su Italia 1 e, a partire dal 15 maggio (con una prova generale il 30 aprile ad Alassio) il tour. La riga del 2008 è a posto.
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