La malinconia e la poesia sono due caratteristiche indossolubili nell'arte di Renato Zero. E' sempre stato il cantore degli emarginati, dei diversi, dei più deboli. Da quando partì giovanissimo Renato Fiacchini proveniente da una modesta famiglia della Montagnola, fino al travolgente successo con un nome d'arte che sfidava la poca considerazione che il pubblico aveva di lui agli esordi, Renato Zero non ha mai nascosto la sua natura di "diverso", nel senso migliore del termine. Ma nessuno si sarebbe immaginato che, alla soglia dei 58 anni, il cantante romano confessasse la sofferenza a causa della solitudine.
Alla fine si è soli - Mentre si gode il successo del suo dvd live Zero 40, successivo all'acclamato tour MpZero del 2007, il re dei sorcini svela la sua necessità d'amore nell'intervista ad un noto settimanale. "Credo tantissimo nell'amore" dice Zero, "essere single comporta una solitudine gravosa". In questo momento il cantante si dice "fortemente single" e, nonostante sia diventato recentemente nonno grazie al figlio adottivo Roberto, si dice convinto che "la vita nella sua essenza è solitudine, il che ti costringe a reinventarti costantemente".
Meglio amare, nonostante tutto - Messi da parte gli sfavillanti ed eccessivi abiti di scena del passato, Renato Zero riafferma tutto il valore dell'amore: "Ma non quello di chi schiatta di salute ed è pieno di soldi. Voglio un amore anemico, da accudire e mettere al centro dell'attenzione". La fama, il successo, lo sfidare le convenzioni sociali, hanno un prezzo: "L'ho pagato molto tempo fa" dice Zero, "per l'imprudenza di essere sempre me stesso". Infine, una confessione che mette insieme delusioni private e famiglie pubbliche: "Scalare da solo, se non c'è nessuno che ti tira una fune al momento opportuno, è pericoloso".
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